Quando “recitare come un robot” non è un’offesa.

Alla domanda “quando è iniziata la moda per i film sui robot?” la risposta più ovvia potrebbe essere “da quando Isaac Asimov ha iniziato a pubblicare libri”. Perché sì, come vedremo diffusamente, gran parte dei lungometraggi dedicati alle AI (intelligenze artificiali) traggono le basi della sceneggiatura da racconti proprio dell’autore e biochimico sovietico Asimov.

Ma non solo: questo sarà un vero e proprio excursus cinematografico nelle (a nostro avviso) migliori pellicole che sono riuscite a trattare della robotica, dell’intelligenza artificiale e della sua intrinseca etica nonché… umanità. Cercheremo quindi di evitare colossal dal carattere fin troppo hollywoodiano per poterci soffermare su pellicole dalle tematiche molto più profonde.

Rassicuriamo i lettori che non ci addentreremo in modo troppo dettagliato nello sviluppo dei film, permettendo così a tutti di poterli recuperare senza incappare in indesiderati spoiler.

Blade Runner (1982)

Probabilmente il film che ha dato ufficialmente il via al genere sci-fi ad Hollywood (senza però dimenticarne il primissimo esempio, il rivoluzionario Metropolis del 1927). Diretto da Ridley Scott, è liberamente tratto al romanzo del 1968 Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?) di Philip K. Dick.

Seguiremo le investigazioni di Rick Deckard (Harrison Ford) nella Los Angeles di un futuristico 2019, incaricato di trovare ed uccidere i replicanti, androidi dalle fattezze spaventosamente umane che rendono non poco difficile il riuscire a distinguerli dagli umani in carne ed ossa.

In effetti, pilastro della trama è proprio il dramma vissuto da queste intelligenze artificiali, condannate a vivere per soli 4 anni, concetto brillantemente esposto da uno dei monologhi più famosi della storia del cinema ed interpretato dal recentemente scomparso Rutger Hauer.

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Rutger Hauer in “Blade Runner”

Nel 2017 uscì anche il sequel Blade Runner 2049, su cui però non ci soffermeremo poiché in effetti continuo delle vicende trattate nel precedente film.

L’uomo bicentenario (1999)

Film basato sul racconto omonimo del 1976 di Isaac Asimov, parla della storia del robot dal numero di serie NDR-114, ribattezzato poi dalla famiglia a cui presterà servizio come tutto fare col nome di Andrew (una piccola chicca: Asimov spesso nei propri libri adopera le lettere del seriale dei robot nel nome poi “umanizzato” dell’androide).

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Robin Williams ne “L’uomo Bicentenario”

La trama si incentra su tutto il profondo carattere umano di Andrew, che lo condurranno a compiere un vero e proprio viaggio alla ricerca della sua identità. Splendido film coronato da un’interpretazione magistrale del compianto Robin Williams.

Io Robot (2004)

Anche questa pellicola trae spunto dall’omonima antologia di Isaac Asimov, reinterpretando però liberamente le 3 leggi della robotica definite dallo stesso autore, secondo cui un robot:

  1. Non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno;
  2. Deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge;
  3. Deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.
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Will Smith in “Io Robot”

E sono in effetti queste le premesse che condurranno il detective Del Spooner (Will Smith) ad indagare nell’anno 2035 su uno strano omicidio, che sembra veder implicato l’androide Sonny.

Film molto godibile, seppur spesso dimenticato poiché non eccessivamente “brillante” o coinvolgente.

AI – Intelligenza Artificiale (2001)

Tratto dal racconto del 1969 di Brian Aldiss Supertoys che durano tutta l’estate (Supertoys Last All Summer Long), il film è diretto dall’immenso Steven Spielberg.

Nel 2125 viene creato il primo robot capace di provare amore, un automa dalle fattezze di un bambino di nome David (Haley Joel Osment, fresco del successo de Il Sesto Senso). Piccola curiosità: la sceneggiatura del film era stata dapprima affidata alla regia di Stanley Kubrick. Il regista decise di cederla serenamente all’amico Spielberg per potersi dedicare alla pellicola Eyes Wide Shut.

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Haley Joel Osment in “AI – Intelligenza Artificiale”

Il risultato è un film estremamente emozionante, che discute magistralmente le implicazioni bioetiche della robotica. Il tutto è poi favorito da un giovanissimo Osment sempre impeccabile nei ruoli drammatici.

Wall-E (2008)

Degno di nota è questo piccolo capolavoro dell’animazione firmato Disney-Pixar. Seppur in effetti ci siano ben pochi dialoghi e tutta la vicenda ruoti sul robot di nome Wall-E, la morale intrinseca della pellicola è tanto semplice quanto precisa.

Nel 2105 l’umanità vive una definitiva crisi ambientale, che porta gli umani a trasferirsi in immense navi spaziali in attesa che piccoli robot pulitori eliminino per sempre l’inquinamento del pianeta Terra. Una trama affatto scontata, che coinvolge in modo inatteso lo spettatore verso il protagonista capace di esprimersi solo attraverso vari movimenti delle sue lenti e piccoli rumori robotici.

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Una scena estratta da “Wall-E”

Il regista Andrew Stanton ha dichiarato apertamente di essersi ispirato a molti altri film fantascientifici, tra cui appunto Blade Runner e Corto Circuito, film del 1986 che vedeva protagonista il robot Numero 5, da cui le fattezze di Wall-E prendono alcuni (ma neanche troppi) dettagli.

Pellicola adattissima ai più piccoli, ma che sorprenderà molto anche e soprattutto gli adulti.

Il gigante di ferro (1999)

Rimaniamo nel mondo dell’animazione con la pellicola diretta da Brad Bird e tratta dal libro L’uomo di ferro (The Iron Man) del 1968 di Ted Hughes.

Il film segue la storia del ragazzino Hogarth Hughes (il cui cognome è omaggio all’autore del libro) che, nel 1957, incontra un mastodontico gigante di ferro, appunto (doppiato nella versione originale da Vin Diesel).

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Una scena estratta da “Il Gigante di Ferro”

Il film (seppur dichiaratamente per bambini) ha un forte carattere esistenzialista, che conduce lo spettatore ad una riflessione decisamente profonda ed inaspettata.

Un cult che segnato non solo il botteghino all’epoca, ma tutta la cultura pop mondiale (non a caso infatti nel recente film Ready Player One figura un cameo proprio del gigante protagonista).

Her (2013)

Film scritto e diretto da Spike Jonze, vinse l’Oscar ed un Golden Globe come miglior sceneggiatura originale.

Protagonista è il recentemente premiato Joaquin Phoenix (candidato all’Oscar per questa pellicola, assieme ad Amy Adams). Phoenix interpreta il ruolo di Theodore Twombly, uomo introverso e solitario recentemente separato dalla moglie e che si trova a rapportarsi con un innovativo sistema operativo, l’OS 1.

Il sistema si basa su un’interfaccia gestita da una intelligenza artificiale, per potersi meglio adattare ai fabbisogni degli utenti, e Theodore conosce così Samantha (doppiata da Scarlett Johansson).

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Joaquin Phoenix in “Her”

Ciò che dovrebbe delineare un film a tratti romantico, arriva invece ad uno sviluppo complicato e maturo, denso di contenuto e dal significato estremamente profondo.

Non ci saranno di certo chissà quali effetti speciali, ma è proprio questa peculiarità a rendere la pellicola tremendamente vicina ad una realtà non poi così fantasiosa. Un viaggio nella psiche umana attraverso la voce di un’entità artificiale.

Il mondo dei robot (1973)

Abbiamo volutamente tenuto l’ultima perla per il gran finale: quanti hanno seguito e amato la pluripremiata serie HBO Westworld – Dove tutto è concesso?

Ebbene, la serie trae origine da questa pellicola, scritta e diretta da Michael Crichton. Il mondo (all’alba del 2000) vede per la prima volta la costruzione di robot antropomorfi, che andranno a popolare un rivoluzionario parco a tema di nome Delos. Nel parco, è possibile vivere tre tipi di “avventure” interpretate dagli androidi e ambientate rispettivamente: nell’antica Roma, nel Medioevo e nel Far West (da cui appunto trae origine il titolo originale Westworld).

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L’attore Yul Brynner nel ruolo del pistolero ne “Il Mondo dei Robot”

Film a cui furono accreditati vari primati tra cui quello di primissimo film contenente effetti speciali realizzati in computer grafica e il primo in cui viene menzionata la parola virus nel campo della tecnologia.

Ed ecco allora arrivare all’epilogo nel nostro piccolo viaggio attraverso film che (in modo differente) sono riusciti ad approfondire una delle tematiche forse più emblematiche dello sviluppo tecnologico, riassunta brillantemente in questa citazione (di cui non sveleremo la fonte, ma proveniente da una delle pellicole qui elencate):

“Come robot avrei potuto vivere per sempre, ma dico a tutti voi oggi, che preferisco morire come uomo, che vivere per tutta l’eternità come macchina… Per essere riconosciuto per chi sono e per ciò che sono. Niente di più, niente di meno. Non per la gloria, per l’approvazione, ma per la semplice verità di questo riconoscimento. È stato l’elemento propulsivo di tutta la mia esistenza e devo riuscire a ottenerlo, se voglio vivere o morire con dignità.”