Tanto brutte, tanto immortali.

“Una console è un apparecchio elettronico concepito esclusivamente o primariamente per giocare con i videogiochi”. Anche Wikipedia è d’accordo con tutti noi: una console, mobile o meno, serve per divertirsi e per svagarsi con i nostri amati videogame. Ma se una console riuscisse nell’intento anacronistico di non divertire? E se, oltre alla delusione più grande, l’idea stessa di divertimento progettata dagli ingegneri facesse pena? Sento già sommosse popolari all’orizzonte.

Dai primi prototipi di macchine elettroniche atte esclusivamente al divertimento fino alla nuova next gen con PS5 e Xbox Series X, l’industria videoludica ha sfornato degli immondi catorci buoni neanche all’uso come soprammobile. E molto spesso dotate anche di un design estetico che, al confronto, Picasso, con la sua intramontabile Donna che piange, potrebbe essere annoverato tra i maggiori esponenti del realismo. Inoltre, per caratterizzare al meglio ogni console, si daranno dei voti in base alla quantità di trash presente su ogni singolo device con una scala di valutazione inedita che commissione per il Nobel levati, puoi accompagnare solo. Viaggeremo in tutte le epoche per non dimenticare che il genere umano, per quanto stordito possa essere, può fare pessime figure peggiori di quella di Vasco Rossi in diretta a Sanremo

Di’ no allo sballo eccessivo! Non diventare come Vasco!

NOTA BENE: se sei un fan boy non leggere, potresti adirarti; se sei una mammine pancina salta questo approfondimento, la rugiada potrebbe assalirti di notte; oppure sei un Testimone di Geova? lamentati quanto vuoi, tanto nessuno ti ascolta; se sei un adoratore di sata…oh no, questo non si può dire; adori Fallout 76 e/o Kingdome Come? allora leggi, potrebbero piacerti queste console. In sostanza si ride e si scherza, non prendete le cose seriamente. Non ho nulla contro i brand, le console (e i “consolari”), i Testimoni di Geova e gli ingegneri: si fa della semplice ironia. Invece a voi fan di Vasco Rossi: vi odio tutti. Si scherza, si scherza.

Ouya

Console OUYA

La Ouya è stata la console che sulla carta avrebbe dovuto rivoluzionare il modo di concepire Android solo come sistema mobile e applicarlo anche all’intrattenimento domestico. É stato probabilmente il progetto più ambizioso in ambito videoludico degli ultimi anni, ma fallito miseramente. Il cubotto open source, avviato come progetto Kickstarter nel 2012 e commercializzato nel 2013, strizzava l’occhio a tutti quei piccoli sviluppatori indipendenti volenterosi di mettersi all’opera in quanto offriva un Android 4.1 facilmente modificabile includendo tutti gli strumenti utili alla programmazione di giochi. In pratica ogni possessore del dispositivo era potenzialmente un content creator. Ottima idea ma con un rovescio della medaglia a dir poco spaventoso: la qualità dei giochi era bassa e il modello di business adottato era paragonabile ad una mignolata contro la credenza.

Inoltre, con la potenza crescente degli smartphone, nasceva proprio in quegli anni il gaming mobile che diventava una realtà ben più concreta rispetto al passato. Ouya era quindi snobbata anche dall’utenza a cui era destinata, praticamente la friendzone più profonda mai concepita.

Perfino la data del lancio non incentivò l’acquisto in quanto troppo vicina al debutto delle ben più blasonate, potenti e multi-purpose PS4 e Xbox One: solo 3 mesi in anticipo. Vorrei tanto conoscere quel genio del marketing che ha voluto azzoppare così violentemente un’idea tanto interessante.

Dopo il fallimento del progetto, arrivato solo dopo due anni dalla data del debutto, le risorse software furono comprate da Razer e tutti i server spenti nel 2019.

  • Voti soprammobile
    • Estetica: 5; Arroganza: 4; Bella storia: 10; “Ce l’ho più duro di te”: 6; Punteggio fanboy: 6.

Media soprammobile: 6.2

Nikko Europe Digiblast

Console Digiblast

Con l’avvento di un’elettronica più performante e compatta, durante il primo decennio degli anni 2000 le console portatili hanno avuto un ruolo decisivo nel far avvicinare al mondo dei videogiochi persone quasi del tutto estranee all’ambiente. I bambini, per esempio, erano i primi destinatari di questo importante sviluppo e permetteva loro di portare in mobilità i loro amati beniamini digitali. E perché farli affezionare a Super Mario quando avrebbero potuto svenarsi per i Gormiti o le Winx Club?

Si parla del Digiblast – Personal Media Center, console portatile prodotta nei Paesi Bassi da Nikko Europe nel 2005, dispositivo caratterizzato dagli innumerevoli disastri in quasi ogni ambito, non solo nel gaming. Infatti aveva la presunzione di assurgere a funzione di media center includendo la possibilità di ascoltare MP3 caricati da un PC e riprodurre cartoni animati su cartucce acquistate separatamente. Già dal nome si poteva intuire che non c’era proprio della qualità sotto il cofano: tradotto letteralmente è “esplosione digitale”; probabilmente in tanti avranno avuto come sogno nel cassetto quello di vederla detonare senza il minimo rimpianto.

Il design ricorda un toast fatto con del pancarrè scadente piuttosto che ad un apparecchio elettronico, anche i panini del McDonald hanno un aspetto più invitante. Ma il pezzo forte arriva con le specifiche tecniche: schermo LCD da 2.7” a 4096 colori, affetto da ghosting, di qualità rasente lo zero, buono forse come sottobicchiere; audio mono riprodotto da dei fori fatti a caso – con una densità prossima a quella dello spazio siderale – che inficiavano l’utilizzo come lettore MP3; interfaccia utente che walkman anni ‘80 hai solo da imparare. Tutti questi indiscussi punti di forza ne decretarono il disastro anche nelle vendite dato che arrivò soltanto alle 100.000 unità vendute. Come termine di paragone basti pensare alla Nintendo DS, sua diretta concorrente, che vendette quasi 155 milioni di pezzi. Però dal Digiblast possiamo imparare una lezione…non so quale ma sicuramente qualche lezione ci sarà.

  • Voti soprammobile
    • Estetica: 4; Arroganza: 9; Bella storia: 7; “Ce l’ho più duro di te”: 9; Punteggio fanboy: 4.

Media soprammobile: 6.6

Nintendo Virtual Boy

Console Virtual Boy

Chi non vorrebbe avere in casa un Oculus Rift o un HTC Vive per godere appieno delle potenzialità della realtà virtuale? Però dovete avere anche un PC da gaming di primo pelo per avere una qualità video soddisfacente; ma siamo nel 1995 e tutta questa potenza di calcolo non esiste. Tuttavia a Nintendo fregaca**i e commercializza la prima console stereoscopica della storia. Parliamo del nauseabondo Virtual Boy, creatore divino di mal di testa, artefatti visivi e convulsioni. E queste controindicazioni erano stampate sulla confezione, non sto scherzando. Gli epilettici ringraziano immensamente Nintendo per un prodotto pensato appositamente per loro.

Somigliante più ad un barbecue piuttosto che a una console a 16 bit, era un tripudio di tecnologia, belle speranze e visione del futuro – potere donato dalle infinite visioni oniriche avute durante le partite. Cotanta allucinata elettronica, governata da una CPU NEC V810 dall’incredibile velocità di 33 MHz, permetteva la fruizione dei videogame solo in un incredibile rosso fuoco o nero pece: perché desiderare la vista e la sanità mentale da adulti quando abbiamo a disposizione il Virtual Boy?

Furono vendute 770.000 console – un flop commerciale di dimensioni bibliche per Nintendo – e, dopo solo un anno dal lancio, Nintendo rivelò che il Virtual Boy non era figlio suo abbandonandolo nell’orfanotrofio delle console chimere uscite decisamente male. Furono cancellati 30 giochi e diverse periferiche pronte per la commercializzazione; tra queste ultime era presente il “System Link”, un cavo che permetteva la connessione tra due Virtual Boy per abilitare il multigiocatore e distruggersi i neuroni/vista/una possibile vita normale contemporaneamente e nella stessa stanza. Che spettacolo sarebbe potuto essere, una generazione di ipovedenti! La cancellazione è stata presa con estrema riluttanza da tutti gli oculisti del mondo.

  • Voti soprammobile
    • Estetica: 3; Arroganza: 8; Bella storia: 9; “Ce l’ho più duro di te”: 8.5; Punteggio fanboy: 8.

Media soprammobile: 7.3

Tiger Telematics Gizmondo

Console Gizmondo

“Avere idee è facile; è la loro attuazione che è difficile” [Jeff Bezos]. E ha ragione il caro uomo più ricco del mondo. Ci sarà un motivo se tutti si ricorderanno di Amazon ma non del Gizmondo? Nel 2005 la casa produttrice Tiger Telematics ebbe un’idea geniale: utilizzare i sensori GPS per geolocalizzare i bambini e tenere traccia dei loro spostamenti. Ma come fare a far portare un GPS ai pargoli? Ovviamente costruendoci una console attorno! Cosa potrà andare mai storto? In un enorme schermo da 2,7” capace di renderti cieco in poco meno di 4 millisecondi, offriva un catalogo di ben 14 giochi, la possibilità di mandare SMS/MMS, chiamate vocali ed email, fare fotografie – con un potentissimo sensore da 1.3 MP -, riprodurre audio MP3 e video con codifica MPEG-4. Si sa, tutti i bambini mandano email e SMS mentre declinano l’invito per uno spritz dopo la reunion call per la definizione del piano aziendale.

Il guaio peggiore però doveva ancora arrivare: Stefan Eriksson, un dirigente della Tiger, fu accusato dalla stampa di aver percepito una mazzetta da 3.5 milioni di dollari dalla mafia svedese. Perché esiste pure la mafia svedese? Qualche mese dopo il dirigente venne anche coinvolto in un incidente automobilistico poco chiaro che probabilmente conferma il fatto che la mafia svedese esiste veramente. Dopo neanche un anno di vita la Gizmondo con all’attivo 30.000 vendite veniva eliminata dal mercato videoludico per una spy story dai toni loschi. La polizia svedese sarà sempre grata alla Gizmondo per aver fatto emergere la criminalità organizzata autoctona.

  • Voti soprammobile
    • Estetica: 7; Arroganza: 8; Bella storia: 10; “Ce l’ho più duro di te”: 8; Punteggio fanboy: 6.

Media soprammobile: 7.8

Apple Pippin

Console Apple Pippin

Amanti della Apple, pensavate che la vostra azienda preferita facesse solo dei bei prodotti come i MAC venduti al doppio del prezzo corretto? O anche come gli iPhone/iPod? Almeno questi funzionano…

L’Apple Pippin, rilasciata nel 1996, fu la prima e, per fortuna, unica console mai prodotta della Apple (chiudendo un occhio sull’ambiguità del nome che in italiano fa un’allegra comunella con SEGA, ndr). Direttamente derivata da un Macintosh con un sistema operativo modificato ad hoc per rendere l’esperienza di gioco il più fluida possibile, aveva un ottimo hardware per l’epoca includendo funzionalità di networking e multimedialità. Tuttavia, essendo un ibrido spinto e non pensato esclusivamente per i videogiochi in 3D, le funzionalità erano espresse tutte nel peggiore dei modi e con pessime prestazioni nei videogiochi. È il Balto delle console: “Non è un Mac; non è una console. Sa soltanto quello che non è. E fa pure schifo.” [semicit.]

Il design caratterizzato dalla notoria sobrietà Apple, con quel suo bianco candido e quel joypad a forma di mezzaluna, ricorda vagamente un ecografo ospedaliero che sicuramente non vuole essere ricordato per le sua non-funzionalità, tipica del peggior nichilista.

Dovette rivaleggiare con i pilastri più importanti del mondo videoludico: i volumi di vendita della Pippin furono di 42.000 pezzi contro i 102.49 milioni di Playstation e i 32.93 milioni della Nintendo 64. Facendo un rapido rapporto parliamo di una Pippin venduta ogni 2440 PS1 e 784 N64. Era stata snobbata dall’utenza anche per il suo prezzo maggiore rispetto alla concorrenza; un comportamento del genere non me lo sarei mai aspettato da parte di Apple, no no…

Un tale successo di vendite, decretò la fine prematura dell’incidente Apple nel mondo delle console solo due anni dopo, nel 1998, con il suo definitivo ritiro. In poche parole: si pagava il design minimale di un soprammobile da mostrare agli ospiti. E la filosofia nel corso degli anni non è cambiata.

  • Voti soprammobile
    • Estetica: 8; Arroganza: 6; Bella storia: 7.5; “Ce l’ho più duro di te”: 10+; Punteggio fanboy: 9.

Media soprammobile: 8.2

Il vincitore è senza ombra di dubbio l’Apple Pippin poiché in un unico oggetto è riuscito a condensare inutilità, presupponenza e sperpero di denaro. La definizione stessa dell’utente medio Apple.