Un piccolo miracolo…
Provate a immaginare un mondo di ambientazione medievale, in cui la branca più estrema del Cristianesimo ha preso il sopravvento: non solo come forza politica, ma anche e soprattutto come realtà sociale. Non esiste persona che osi contraddire le sacre parole, e che esiti ad infliggersi punizioni truculente. Insomma un Medioevo per come lo descrivevano i cronisti ottocenteschi. Questo, a grandi linee, è la base su cui si forma l’ultima fatica di “The Game Kitchen”: Blasphemous, un metroidvania con un forte impianto Action-RPG, uscito su Nintendo Switch, PC, PlayStation 4 e Xbox One il 10 settembre 2019.
Andiamo quindi a vedere, se il lavoro durato all’incirca due anni, ha dato frutto a un titolo che quantomeno riesce a mitigare narrazione e gameplay egregiamente, oppure a un semplice tentativo andato male.
Trama
Come ormai Dark Souls e il filone da questo generatosi ci hanno abituato, più che vera e propria trama, in riferimento di Blasphemous bisognerebbe parlare di “Lore”. Effettivamente i ragazzi di Blasphemous si sono concentrati molto nel creare un mondo che con vari indizi sparsi qua e là acquistasse una propria organicità, una propria storia e che quindi avesse una sua vita e non fosse un semplice contorno, che risultasse quindi criptica nei suoi stessi indizi. Sarà facile perdersi nelle varie personalità “storiche”, le cui informazioni biografiche potranno essere scoperte leggendo le descrizioni dei loro stessi resti, sparsi a loro volta nel mondo di gioco. L’Universo creato dalla “giovane” software house è estremamente variegato, e riesce a raggiungere una credibilità immersiva notevole, che dimostra la capacità dello studio nel saper creare un realtà al tempo stesso vivida e fantastica.
Nonostante ciò, in questo titolo esiste, nel termine più ampio possibile, una trama, della durata approssimativa di una quindicina di ore. Il giocatore impersona un membro della “Confraternita dei lamenti silenziosi”, che, risvegliatosi, dovrà superare diverse prove e compiere un sacrificio in modo da espiare quello che ricorda molto il peccato originale. A mettergli i bastoni tra le ruote, vi saranno mostri e creature deformi, originatesi da un evento, chiamato “Primo Miracolo”, e rappresentanti la cieca incarnazione del sentimento di autoflagellazione imposto dall’estremismo di questa religione agli abitanti della città di “Cvstodia”, che pure sono fermamente convinti della loro fede. Alla storia principale, più libera che presente, si sovrappongono ovviamente varie quest secondarie, che, in perfetto stile “Souls”, sono anch’esse poco lineari e richiedono un buon grado di esplorazione.
Gameplay
Come detto in apertura, il gameplay di Balsphemous si ispira particolarmente al genere dei metrodvania con forti elementi ruolistici. L’avanzamento avviene con il susseguirsi di “quadri”, che nonostante le loro limitazioni consentono un buon livello di esplorazione. Effettivamente uno dei punti di forza, ma anche di debolezza, è proprio l’esplorazione, che risulta ampia e variegata: vedremo spesso cambiare la tematica delle ambientazioni, che passeranno da lande gelide a cupi sotterranei. Ancor più interessante è l’enorme attenzione per gli “shortcut”, moltissimi e che pian piano legheranno tutta la mappa, in mancanza (o quasi) di viaggi rapidi. Al tempo stesso, però, proprio questo numero spropositato di scorciatoie, sia tra zone diverse che fini alle zone stesse, rende incredibilmente dedalico orientarsi, e in più di un occasioni ci si ritroverà a cercare una via di uscita, o si dimenticherà quale strada percorrere.
Il combattimento, invece, è tanto semplice quanto efficace: si affida alla gestione di pochi tasti, uno per l’attacco, uno per la schivata e uno per il parry. Il gameplay, inoltre, assume maggiore profondità con la possibilità nel corso dell’avventura di acquisire diverse abilità, che riguardano potenziamenti dell’attacco, combo, supermosse, che vertono sull’utilizzo del mana, e quant’altro. A rendere il gameplay di Blasphemous ancora più verticale, sono anche le cosiddette “reliquie” e i grani del rosario, che aprono al giocatore le vie per nuove abilità, e, verso la fine del gioco, il loro vasto numero permette la creazione di vere e proprie build, che articolano ancora di più il combattimento e rendono ancora più dinamica l’esplorazione.
Se dobbiamo trovare un vero e proprio difetto dal punto di vista del gameplay, possiamo solo dire che nelle prime ore, l’estrema linearità della mappa, il numero di nemici non troppo variegato e la scarsa sfida rendono effettivamente poco intrattenente il titolo, che comunque in seguito avrà possibilità di rodare maggiormente.
Comparto tecnico
Forse una delle caratteristiche di Blasphemous è proprio il comparto tecnico, che soprattutto da un punto di vista artistico, presenta una certa cura.
Innanzitutto emblematico, è il saggio utilizzo della “pixel art”, che ricalca molto un modello retrò, e che ormai da tempo è divenuto una prerogativa delle produzioni indie. Nonostante le dovute limitazioni, comunque non si andrà incontro a dei veri e propri problemi. Anche se, da un lato prettamente tecnico, nella parte finale del titolo si possono notare diverse imperfezioni, come un’animazione non precisa, qualche caricamento “storto”, insomma piccole minuzie che sono indice di una probabile fretta nel concludere il progetto e che non sfuggiranno all’occhio più attento, seppur non siano particolarmente influenti per il gradimento totale del prodotto.
Una nota in merito, va sicuramente all’ottima attenzione per il design delle ambientazioni, che, con uno stile evidentemente gotico, richiamano molto gli anni di voga dell’Inquisizione, alla quale, tra le altre cose, gli sviluppatori si sono ispirati. Anche il design di alcuni personaggi e mostri sono particolarmente interessanti e curati, anche se per questi ultimi si è andati incontro a un vero e proprio processo di re-skin.