Dinosauri da accudire e finanze da controllare!

Dopo il successo di Jurassic World Evolution, arriva un altro gestionale ambientato in uno zoo in cui le creature sono dinosauri: Parkasaurus. A differenza del più blasonato cugino, Parkasaurus è un manageriale indipendente sviluppato da Washbear Studio. Il titolo, nonostante un budget non paragonabile a quello di Jurassic World Evolution, nasconde molte chicche e meccaniche di gioco niente male, che riescono a dargli personalità e carattere.

Paradossalmente verrebbe da pensare che il titolo gestionale della più famosa saga cinematografica possegga una componente manageriale, oltre che tecnica, migliore, ma in realtà non è così. In questa recensione, come abbiamo fatto nelle altre, vedremo approfonditamente alcuni aspetti del titolo, ma non tutti, dato che, essendo un gestionale, è piuttosto ampio e variegato nelle meccaniche e descriverle tutte richiederebbe troppo tempo.

Parkasaurus

Gestire un Parkasaurus

La gestione di zoo o parchi a tema è un’ambientazione che ha sempre riscontrato un certo successo tra gli sviluppatori di videogiochi manageriali. Si tratta di un lavoro che in molti vorrebbero fare probabilmente ed è una situazione che ben si adatta alle meccaniche di questo genere. Come in ogni titolo analogo dovremo costruire i recinti in cui tenere gli animali, curarli e mantenerli in buona salute, ma anche guardare all’aspetto più remunerativo dello zoo.

Gli animali rappresentano infatti la nostra principale fonte di guadagno e vanno sfruttati a fondo. Si deve rendere il nostro parco a tema accogliente e ricco di tutti quei servizi che possano invogliare i visitatori a restare più a lungo e a spendere di più. Ogni elemento che andremo ad aggiungere al nostro zoo, che sia un rivenditori di hot dog o un semplice cestino, migliorerà qualcosa. Alcuni miglioramenti sono intuibili, come nel caso del cestino, che diminuirà il carico di lavoro degli inservienti, mentre altri sono un po’ più criptici, ma esemplificati dall’interfaccia di gioco.

Come in ogni gestionale che si rispetti, l’interfaccia utente è piuttosto esplicativa, complice l’uso di immagini piuttosto che di lunghi muri di testo. Grazie anche ad un tutorial piuttosto rapido è possibile apprendere le basi e lanciarsi nelle missioni successive senza sentirsi troppo spaesati e riuscendo a raggiungere gli obiettivi in tempi ragionevoli, senza cadere nella noia.

Parkasaurus

L’interfaccia di gioco, i colori e la componente audio

La prima cosa che mi ha colpito di Parkasaurus è stato il comparto tecnico. Essendo una produzione indipendente mi aspettavo un dettaglio grafico “basso”, cosa che i modelli con pochi poligoni e le texture quasi assenti hanno confermato in parte. C’è tuttavia una gestione delle luci carina e una scelta di palette cromatica azzeccata, anche se a volte, a mio avviso, si esagera con tutti quei colori.

La cosa che reputo invece più afflitta dalla presenza dei molti colori è l’interfaccia di gioco. Serviva proprio inserire tanti colori anche lì? In certe situazioni può anche starci, ma a tratti diventa difficile tornare sui giusti menù. Con un po’ pratica ci si fa il callo, ma una scelta minore dei colori da usare nell’interfaccia utente ed un dettaglio ancora più minimale avrebbe, secondo me, aiutato a discernere meglio tra i vari menù.

Va detto che comunque non ci sono situazioni, che generalmente richiedono l’impellente intervento del giocatore, quindi la ricerca, anche se lenta, può essere eseguita senza alcuna ansia. Da segnalare una leggera difficoltà, soprattutto quando lo zoo inizia a popolarsi, nella ricerca dei propri dipendenti, a volte difficili da “acchiappare” e spostare dove c’è più bisogno di loro. Non sempre la selezione riesce ad acciuffare i nostri addetti, cosa ben più importante per me della selezione dei clienti.

Una nota a parte per quanto riguarda la componente audio, sul quale ho ben poco da dire. La colonna sonora è più che soddisfacente e l’audio aiuta a capire cosa stia accadendo nel nostro zoo. Buona la varietà di effetti sonori disponibili.

Parkasaurus

Meccaniche di gioco e varietà in Parkasaurus

Parkasaurus è, come ho già detto, un gestionale, ma presenta moltissime meccaniche accessorie che riescono a variare efficacemente la “minestra”. La ricerca dei fossili viene eseguita con un gioco ad incastro lontanamente ispirato a Tetris, mentre la costruzione dello zoo e dei vari ambienti per gli animali è più in linea con i dettami classici del genere.

Le sfide proposte per ogni scenario sono, infine, piuttosto intriganti e danno un obiettivo, cosa importantissima in un genere che il più delle volte vi lascia fare quello che volete con l’unico scopo di non finire in rosso. Sarà magari per mia esperienza, oppure è la difficoltà ad essere relativamente medio-bassa, ma difficilmente mi sono trovato in crisi all’interno del gioco. Certo è che completare tutti gli obiettivi non è sempre semplice, ma anzi, a volte è richiesto un po’ di tempo per assolvere tutti i compiti necessari (cercare fossili, fare ricerca, migliorare lo zoo e così via).

L’albero di ricerca, che finora ho solo accennato, è enorme e si divide in uno più “classico” ed in un altro più legato alla popolarità del nostro zoo. Sviluppare le giuste tecnologie sarà vitale, perché potrebbe portarvi molto rapidamente verso un miglioramento radicale del vostro zoo. Sotto questo punto di vista le sfide rappresentano effettivamente un incentivo a migliorare le nostre abilità.

Parkasaurus

RASSEGNA PANORAMICA
Grafica
70 %
Audio
75 %
Meccaniche
80 %
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Classe 1993 che perde ancora tanto, troppo, tempo a videogiocare.
parkasaurus-recensioneParkasaurus è un gestionale venduto ad un prezzo conveniente per quello che offre. Tecnicamente non può vantare grafica sopraffina come alcuni concorrenti, ma è riuscito a trovare il suo stile. Visivamente è simile ad un cartone animato, ma non bisogna farsi ingannare, poiché vario nelle meccaniche presenti e nelle potenziali aggiunte del prossimo futuro. Se amate il genere ed in particolare quelli a tema "zoo", Parkasaurus è una buona scelta, viste anche le buone idee di fondo che lo rendono un po' più caratteristico e meno "clone" di altri.