Disavventure, scelte opinabili e riflessioni on the side. Qualche “doverosa” digressione prima della conclusione della serie.
Capita spesso nelle storie di epiche avventure, di imperi tirannici da rovesciare: prima della missione finale ci si dedica a qualche side quest. Le cosiddette “missioni secondarie” che noi stramboidi completisti cerchiamo di esaurire il più possibile prima di affrontare il boss.
Ho ritenuto anch’io dunque doveroso fare qualche digressione prima della fine, lasciare Lady SelfBuild a riposare un’altra settimana prima di lanciarla a spintoni nell’arena.
E visto che si rischia di perdersi e di fare confusione, darò nome e numero a ciascuna di queste fantomatiche missioni secondarie, ordinandole secondo un crescendo di importanza. Parliamo di concretezza e di piccoli episodi, ma anche di tematiche serie, di impressioni post assemblaggio e infine di sogni realizzati e altri ancora in ballo.

Non potevo non parlare di certe questioni prima di salutare la nostra eroina o metterla temporaneamente a riposo…
Side Quest 1: Take a deep breath and try again
Ve l’ho promesso varie volte lungo la strada degli acquisti, ho scritto che avrei parlato di qualche disavventura in cui sono incappata. Ed eccole qui. Non sono poi tante, per fortuna e se ci ripenso mi monta comunque il sorriso.
A parte l’aver lasciato fuori lista (quindi tragicamente non in budget) un componente così fondamentale come le RAM, ho combinato qualche altra scempiaggine di non poco conto. Non è stata infatti una grande idea ordinare come primissime cose la tastiera, ci arrivo al disastro scampato, o il tappetino per la scrivania, o ancora l’utilissimo (e ancora nel triste cassetto) organizer di cavi da applicare dietro la postazione.
Va bene che la tastiera era in offerta e che il tappetino l’ho comprato con lo stesso ordine di un amico a cui serviva subito, ma vista la seguente moria di pezzi vitali su Amazon me lo potevo davvero evitare! Ho pure storto il naso all’idea che io e il mio amico stessimo comprando lo stesso identico tappetino XXL da scrivania, manco fosse lo stesso top coi fiocchetti di Zara indossato da entrambi a una festa…

La tastiera è poi stata protagonista dell’episodio di reso cui accennavo. Per dovere di cronaca, si trattava di una Logitech Prodigy G123, mica tanto male! Poggia-polsi, led vividi e arcobaleno, meccanica e con i tasti enormi. L’unica pecca era che fosse americana (dettaglio che non avevo notato e che se vuoi usarla anche per scrivere ti manda ai pazzi) ma per il resto ne sono stata subito molto contenta.
Non so quanta familiarità abbiate con i resi Amazon, ma sicuramente saprete che c’è un limite di tempo. Misericordiosamente si può fare reso per qualsiasi motivo, dipeso da te o meno, e quasi nel 100% dei casi questo va a buon fine. Tuttavia il fattore tempismo è importante. E, giusto perché la mia vita (come quest’impresa) è spesso costellata di fortune nelle sfortune le cose sono andate più o meno come segue. A due giorni dal montaggio del PC comincia a non funzionare la barra spaziatrice della tastiera. Parlo di segnali che entrano una volta su tre o che vengono sovrapposti. Non ho provato a video giocare con tale difetto, ma già per la scrittura stava diventando un incubo!
Scopro quindi che è un difetto di fabbrica, che secondo alcuni forum di tecnologia “qualche volta capita con questa serie della Logitech”. Da prendere con le pinze come dichiarazione: forse è solo stata episodica sfortuna.
Scopro anche che mancavano solo due giorni alla scadenza del reso perché un genio di nome “Laura” aveva ordinato la tastiera come prima della lista… Il resto della storia lo conoscete: il salvataggio fortunoso grazie a un amico (non è lo stesso del tappetino) che aveva di recente comprato una Razer da pianti mentre la usi, la coppia Corsair, etc. etc.
Side Quest 2: Lady e non Lord

Non a caso sottolineo un elemento che forse solo altre femminucce come me avranno notato: ho fatto riferimento, sia nel Cap. 2 che in seguito, ad amici unicamente maschi appassionati di tecnologia e gaming. Facile che sfugga all’attenzione, oppure è una di quelle cose talmente scontate cui nemmeno fai caso.
Eppure io, cresciuta con questa consapevolezza cui fai l’abitudine e che anzi man mano ti fa sentire sempre più “esotica”, a queste cose faccio caso sempre. Lungi da me addentrarmi troppo nella questione del “le passioni non hanno genere né etichetta” o del “perché si insegna ancora alle bambine che il vigile del fuoco è un mestiere che non fa per loro!?”. Anche se adoro farne e mi vanto della mia precoce opinione contro qualunque tipo di categorizzazione di genere, sarebbe una digressione decisamente esagerata.

A tre anni facevo saltare il Principe di Persia in 8 bit aiutata da mio padre, a otto facevo i mega tornei con i cuginetti “a chi finiva più livelli di Super Mario World senza morire”.
La memoria del Super Nintendo non funzionava e se facevamo game over dovevamo ricominciare da capo!
Non ho mai fatto discorsi di genere, dunque: amavo le Barbie come giocare con i dinosauri, fare scazzottate su Tekken o vestirmi da Zorro a Carnevale perché Antonio Banderas aveva avuto uno strano effetto su di me…
Ebbene, non poche volte ho dovuto però scontrarmi con questa consapevolezza: quella di essere un po’ un caso particolare. Quantomeno nel mio ambiente, nella mia città o anche cerchia di amici. Una volta sono pure stata intervistata da un giornale locale come “stramba ragazza che gioca e scrive di videogiochi”, per farvi capire…
Sostengo sia meglio non fissarsi e che il trattare tutto questo con normalità sia la scelta più lontana dal sessismo e dalla discriminazione. I miei amici (dicevo, tutti maschi quelli con la stessa passione) non mi trattano come una bestia strana e non si soffermano sulla cosa e va benissimo così. La questione tuttavia esiste e quest’impresa da builder mi ci ha fatto pensare e non poco. Soprattutto quando ho avuto a che fare con negozianti che reagivano come meravigliati quando facevo un discorso tecnico e consapevole o mostravo di sapere esattamente quali precise prestazioni volessi dalla mia scheda video.
Ho già dichiarato più volte che Women in Games avrà presto la mia anima da videogiocatrice femminista…
Side Quest 3: Post credits, cos’è successo dopo e le riflessioni post collaudo
Essendo passato relativamente poco tempo dalla conclusione della mia impresa e dalla fase di collaudo, non sono poi molte le impressioni che posso dare sul mio PC da gaming finito.

Quasi tutte riguardano la meravigliosa sensazione del mirare con un mouse, l’accensione che impiega meno di 10 secondi e la bora che esce dal retro del case come dicevo nello scorso capitolo…
Devo ancora testare tante cose. Che io sappia, la scheda video (in build una Nvidia 2060 super) può dare tanto per Ray Tracing e altro e ci sono online liste piene di giochi da provare per piangere di gioia solo agli effetti dei titoli di testa. Ho preso anche a registrare video delle partite. Ho provato a fargli fare tante cose contemporaneamente, accumulo che un tempo avrebbe portato il mio portatile ai tremila gradi celsius!
Insomma posso dirmi in giubilo andante e ancora lontano dalla sua conclusione. Tuttavia so già che mi aspetta ancora molto: usciranno presto i nuovi processori AMD (!), le nuove schede grafiche Nvidia (!!). Insomma avrò annunci di vendita di usato da pubblicare su Facebook e altri reni da vendere al mercato nero… e chissà quante altre cose da imparare (ne parlavo alla fine del Cap. 3).
Side Quest 4: Dream come true
Per questa sentimentale side quest sarò breve. Realizzare un tale impresa di assemblaggio può avere davvero il gusto del sogno diventato realtà. Credetemi è così: tutt’altra soddisfazione del comprare i pre-assemblati, ancora diversa dello scegliersi tutto ma fare montare da un professionista.
Mi vengono in mente talmente tante cose che potrei fare con questo PC… Lo so che alla mia età la più grande soddisfazione dovrebbe essere il contratto a tempo indeterminato di Mc Donald’s e una squadra di calcetto di figli, eppure ammetto che sento questa missione come uno degli achievement più soddisfacenti della mia vita!

Consiglio a tutti un strambo sogno come questo, qualunque sia il portafogli o l’esigenza da soddisfare. Certo, il livello successivo sarebbe imparare a micro saldare circuiti e programmare bios ma credo di potermi fermare dove sono. Anonymous, potete stare tranquilli per il momento!
Spero di non essere risultata troppo sentimentale con questo CApitolo, di avervi dato qualche interessante spunto di riflessione. In ogni caso, nel prossimo capitolo (il sesto!) saremo alla fine sul serio. Solo nella sezione tech di qdss.it, vi aspetto!