Un’avventura toccante e matura, parla di accettazione e rapporti umani elevandosi ad un livello ancora superiore rispetto al predecessore, “Life is Strange”.
Dontnod Entertainment, nota per Life is Strange e il suo seguito, si è servita questa volta di una consulenza particolare per raccontare la storia di Tell Me Why. L’ultima fatica dello studio francese è stata infatti concepita con la collaborazione di GLAAD, l’associazione internazionale no-profit da sempre dalla parte della comunità LGBTQ+ e devota alla tutela delle diversità, all’accettazione culturale e sociale.
Siamo davanti a una storia, quella dei gemelli Tyler e Alyson Ronan, che andava raccontata e nella maniera giusta. Un mondo di differenze nella somiglianza, di sfumature tra cui è molto facile perdersi, ma proprio grazie a queste si trova il proprio posto.
Ambientato nel 2015, nella piccola comunità di Delos Crossing, in Alaska, Tell Me Why nell’arco di tre episodi intreccia una serie di relazioni umane profonde, racconta di infanzie difficili e traumi, di fughe dal tono fiabesco, di accettazione… appunto.
Il titolo è disponibile in esclusiva per PC e XBOX One, completo di tutti gli episodi (l’ultimo è uscito il 10 settembre). Lo stile grafico è quello delicato e di grande fascino visivo a cui Dontnod ci ha abituati. L’ambientazione è immersa nei toni glaciali e desolati della natura e dei paesaggi tipici della fredda Alaska.
La forza di un legame: i protagonisti e i temi di Tell Me Why, potenti e comunicativi
I due gemelli protagonisti tornano ai loro luoghi d’infanzia per rivivere ricordi e dolori. Come nel caso di Maxime per Life is Strange, anche Alyson e Tyler hanno una capacità particolare: quella di leggersi nel pensiero a vicenda e in qualunque momento e di rivivere le memorie come guardando un film.
I tre episodi si muovono quindi tramite viaggi tra passato e presente, sono fatti di frammenti fugaci e raccontati con dolcezza emotiva ma anche con dolore. Il percorso di vita di Tyler lo ha portato a maturità e accettazione. È un uomo transgender che ha finalmente conquistato la sua identità, ma forse non ha superato davvero tutta l’oscurità del suo periodo infantile.
Le sue stesse parole nel trailer del gioco ci fanno capire quanto è stato difficile per lui il percorso: “non mi avrebbe permesso di essere altro se non la sua bambina“. Parla di una madre e di rapporti travagliati, di ricordi tetri e traumatici.
Tell Me Why non ha infatti un titolo casuale: i gemelli sono alla disperata ricerca di risposte, che potrebbero giungere proprio dalla madre che sembrano aver allontanato.
Come per le altre avventure grafiche Dontnod, anche in questo titolo è possibile scegliere differenti risposte che influenzeranno i rapporti tra i personaggi. In base alle scelte del giocatore, i due protagonisti potranno diventare sempre più vicini o sempre più distanti. Inoltre, attivando i ricordi tramite l’uno o l’altro in un certo modo o interagendo con input diversi nel gioco, non si vive la stessa esperienza.
Ed è questa l’idea particolare di gameplay: Tell Me Why non chiede mai al giocatore di trovare una verità assoluta ma di aderire a una soggettività.
Tell me Why e l’identità transgender
Era molto facile scadere in banalità e stereotipi, nel patetismo addirittura. Tell me Why riesce invece a sondare l’anima dei suoi personaggi, tratteggiati con grande “umanità” e senza andare sopra le righe.
La consultazione di una realtà come GLAAD è stata la scelta d’approccio più azzeccata. Il gioco mette nel piatto, infatti, tematiche anche delicate e contro cui molte persone si scontrano o peccano di disinformazione e mancata spinta comprensiva. Una sorta di “diario di produzione” ne racconta molto bene le dinamiche, lo lasciamo qui sotto per chiunque fosse curioso.
Dontnod non propone l’identità di genere del suo personaggio come una scelta volta allo shock value, studiata per apparire “politically correct”, culturalmente e socialmente impegnata o alla moda. Altri videogiochi, che pure avevano tentato di proporre rappresentazioni di genere, non erano stati così efficaci nella comunicazione e non avevano mostrato altrettanta autenticità. Anche se la mente salta subito a riferimenti famosi, come il caso di Ellie in The Last of Us: Part Two, la “T” nella sigla LGBTQ+ non aveva mai goduto di degna rappresentazione nei videogiochi.
Ed è per questo che la stessa Microsoft aveva fortemente voluto la nascita di un personaggio come Tyler, per creare un precedente importante. Il creative director di Microsoft Joseph Staten, prima dell’estate, aveva presentato il titolo definendolo come il primo videogioco d’alto profilo a narrare la storia di un protagonista transgender.
Grazie a questa collaborazione Nick Adams, il direttore della Transgender Representation per GLAAD, ha colto dunque un’opportunità di inclusione senza precedenti nel mondo dei videogiochi.
Tyler Ronan è sicuramente una grande prova di maturità e di produzione consapevole. Le implicazioni “politiche”, seppure emergono, non sono forzate e succede per naturale e inevitabile effetto del racconto: Tell Me Why infatti non si astiene dal rappresentare lo stigma sociale contro cui si scontrano molte persone che attraversano un percorso di transizione come quello di Tyler.
Ma non “spoileriamo” altro, né intendiamo rovinare l’esperienza: l’avventura è ancora fresca fresca e tutta da godere.
a proposito di avventure interattive, a scelte del giocatore: clicca qui per la recensione di qdss.it di detroit: become human!