Alcuni libri da giocare fra le righe…

Quando li si associa, lo si fa soprattutto per evidenziare un netto contrasto fra quelli che – per modalità di fruizione e impatto culturale – sembrano essere due media completamente opposti: libri e videogiochi. La letteratura è spesso elevata a nobile attività ormai praticata da pochi, mentre i videogiochi vengono additati come un passatempo riprovevole che distoglie l’attenzione già traballante dei giovani da attività culturalmente più rilevanti. Il rischio di parlare in astratto, però (il videogioco, il libro) è quello di dimenticare quante caratteristiche e dettagli i due mezzi di espressione condividano e spesso “traducano” nei propri linguaggi quando si scambiano contenuti, tematiche e talvolta persino dinamiche. Ecco alcuni esempi di videogiochi che hanno – con successo – adattato linee narrative e universi fittizi alle loro modalità di espressione e fruizione.

Epopee fantasy: un gioco da ragazzi

La letteratura di finzione non è caratterizzata soltanto dalla narrazione di una serie di eventi, ma anche dalla costruzione di interi mondi narrativi che possono essere più o meno lontani dalla realtà e più o meno dettagliati. Ciò che spesso si riesce a traslare da un medium a un altro non è quindi tanto “una storia”, bensì l’universo fittizio in cui quella storia ha luogo. Di questo tipo di trasporizione è un esempio perfetto il romanzo post-apocalittico del 2002 scritto da Dmitry Glukhovsky, Metro 2033. L’universo narrativo è quello di una Mosca distrutta da una guerra nucleare avvenuta nell’anno 2013, che ha costretto gli abitanti della capitale russa a rifugiarsi nel sottosuolo – precisamente, nelle stazioni ferroviarie della metropolitana della città. La popolazione ha inziato così a creare vita sotterranea coltivando funghi e seminando piante, imparando a sopravvivere indossando maschere d’ossigeno a casua dell’aria pesantemente contaminata. Ed è proprio questo mondo narrativo – le sue regole, le sue caratteristiche e la sua storia (ecco un articolo che approfondisce l’argomento) – che l’ominimo videogioco sviluppato da 4A Games ricrea. Ciò che invece deve necessariamente cambiare, dato il drastico salto dalla carta all’interattività su schermo, è la meccanica di fruizione della storia: adattandosi al genere videoludico che meglio sposa un tema cupo, grottesco e violento come quello descritto nel libro, ne si è tratto un FPS, uno sparatutto in prima persona. Mettendo i giocactori nei panni del protaognista del romanzo, Artyom, il videogioco Metro 2033 traduce il romanzo in sparatorie nei cupi tunnel delle metropolitane, pericolosi mutanti guidati dall’intelligenza artificiale e scelte morali da compiere nei confronti di personaggi incontrati durante il tortuoso cammino.

Un altro esempio di adattamento videoludico che prende ampio spunto da un romanzo è Enslaved: Odyssey to the West, che ricrea le vicende e i personaggi di Il Viaggio in Occidente, importante opera della letteratura cinese e coreana pubblicata nel 1590. Il titolo potrebbe risultare poco familiare ai più, ma forse sarà riconoscibile sotto altre vesti: Dragon Ball, manga e in seguito anime giapponese, si ispira direttamente al mondo e alla storia raccontata nel romanzo, in cui un giovane monaco buddista si avventura nel mondo alla ricerca di copie di testi canonici buddisti in compagnia di altre tre discepoli. Enslaved: Odyssey to the West (2010) riprende dal romanzo il tema del viaggio e alcuni elementi che caratterizzano il protagonista (il cui nome è Monkey, proprio come nel suo corrispettivo letterario), come la benda magica che il personaggio indossa. Nonostante l’ambientazione sia stata pesantemente modificata e trasformata in un futuro dominato dalle macchine, le radici del mondo narrativo virtuale affondano comunque nel terreno di un classico della letteratura scritto più di 5 secoli fa: la riprova che i temi narrativi classici quali il viaggio, l’avventura e la compagnia lungo il cammino non hanno tempo.

Detective e misteri: un gameplay…elementare, Watson

Tra le dinamiche narrative all’interno della letteratura, quelle che sembrano più vicine a una lettura quasi “giocabile” sembrano essere quelle del genere giallo, o in inglese detective stories (il termine giallo è usato esclusivamente sul mercato italiano, per via del colore delle copertine della prima collana stampata da Mondadori!). Nelle storie del mistero infatti, spesso il lettore è implicitamente invitato a tentare di scoprire il colpevole di un crimine o la soluzione di un caso misterioso, in base agli indizi e agli eventi illustrati dalla narrativa. Nel videogioco, il ruolo diventa più esplicitamente attivo, con i giocatori nei panni del detetctive stesso. Le dinamiche e le caratteristiche che contraddistinguono il genere, però, rimangono intatte: indizi, personaggi/sospetti caratterizzati da pochi tratti distintivi, interrogatori (con la possibilità, nel videogioco, di scegliere gli argomenti di conversazione), deduzioni e scoperte che avvicinano sempre di più il giocatore/lettore/detective alla soluzione dell’enigma. Il gioco digitale – così come quello analogico da tavola, si pensi a Cluedo – riescono a ricreare le dinamiche del genere investigativo. Ogni medium adopera il proprio linguaggio: la scrittura elargisce indizi più o meno evidenti sotto forma di descrizioni dettagliate, voce interiore del detective o cambi repentini di punti di vista (Agatha Christie è nota per i “salti” narrativi che eseguiva da personaggio a personaggio, incluso il colpevole!); il videogioco, invece, organizza l’esperienza tramite dialoghi a scelta, un’interfaccia che permette al giocatore di scegliere gli strumenti e l’ordine in cui esaminare prove, oggetti e ambienti, schemi e mappe a disposizione nell’inventario per non far perdere il giocatore in un oceano di informazioni.

Negli anni, una delle più note saghe del mistero sia sulla carta che sugli schermi dei nostri PC o TV è stata quella di Sherlock Holmes: in qualsiasi medium si riescano a intrufolare, sembra che il detective londinese e la sua fida spalla dottor Watson godano di un meritato successo di critica e di pubblico. Frogwares è l’azienda irlandese sviluppatrice di diversi titoli dedicati al mondo creato da Arthur Conan Doyle nella seconda metà del 19esimo secolo. Nel rispetto delle dinamiche classiche dei gialli, al giocatore viene messa a disposizione una serie di scenari in cui cercare indizi, raccogliere oggetti da esaminare, interrogare i sospetti legati alla vittima e ragionare sule possibili piste da seguire con l’ausilio di mappe, illustrazioni e collegamenti da tracciare – letteralmente – per avere una visione dell’andamento generale del caso. A parte il noto investigatore privato di Backer Street, anche altri volti noti della letteratura “gialla” classica sono stati protagonisti di videogiochi: Hercule Poirot, detective belga dai baffi all’insù, è al centro del punta e clicca The ABC Murders, sviluppato da Microids. 

Letteratura e videogiochi: acerrimi…amici

Due amici che condividono valori e idee, ma ognuno con la propria personalità, modo di fare, di agire e di pensare. Ecco come faremmo meglio a pensare a ogni medium d’intrattenimento di cui fruiamo quotidianamente, mensilmente, o anche solo una volta ogni tanto: esistono inevitabili tematiche che sia il libro che il videogioco sono in grado di trattare, ma non certo parlando la stessa lingua. Si pensi alla saga transmediale di The Witcher, nato come serie di romanzi scritti dal polacco Andrzej Sapkowski, poi trasformatasi in videogiochi RPG fantasy e infine in serie TV prodotta da e per la piattaforma Netflix: le parole che descrivevano su carta un mondo fittizio della letteratura sono state tradotte in pixel, mecaniche di gioco, codici, dinamiche e meccaniche interattive, ma il cuore del romanzo – il suo mondo, la sua storia, il suo tema – è rimasto intatto nonostante la grande differenza fra i due mezzi di espressione artistica. Non è forse questo contraddittorio legame che accomuna ogni medium – in questo caso letteratura e videogiochi – un fenomeno da ammirare, studiare e su cui rilfettere, invece che un argomento controverso da trasformare in un’ulteriore, inutile e infruttuosa competizione?