Per delle festività all’insegna del digitale o dell’analogico!

Per quanto bizzarre, forse tristi, per qualcuno liberatorie, complicate e vuote queste festività natalizie potranno essere, è sempre una buona idea – per chi può permettersi tale lusso – trovare qualche ora da dedicare alle proprie passioni e al proprio benessere. Se per qualcuno guardare serie TV sulle più note piattaforme di streaming è già un passatempo collaudato dal primo periodo di lockdown, qualcun altro potrebbe non avere avuto il tempo, l’energia mentale e l’umore necessario per stare al passo con le ultime uscite in campo televisivo. Ecco quindi alcune serie  TV e film su Netflix incentrati sui giochi e l’attività del giocare (non necessariamente videogiochi).

La regina degli scacchi: un biopic fittizio sul Re dei giochi da tavola

Il gioco è sempre stato un concetto arduo da definire. C’è chi, fra sociologi e ludologi, lo considera tale soltanto quando c’è di mezzo una sfida fisica o mentale; c’è chi, invece, considera giochi anche le attività ludiche basate sulla fortuna (lancio di dadi, gioco d’azzardo). Quel che è certo è che la competizione fra due o più avversari è sempre stata una componente distintiva e ricorrente del gioco, qualsiasi forma esso prenda. E quale esempio migliore degli scacchi per parlare di sfida intellettuale: con dinamiche e meccaniche basate sullo studio delle possibilità dei propri pezzi ma anche sulle potenziali strategie e intenzioni dell’avversario, gli scacchi sono uno dei pochi giochi puramente agonistici, in cui il giocatore più abile e capace si aggiudica la vittoria. Ed è proprio sugli scacchi che si incentra la serie La regina degli scacchi (titolo originale The Queen’s Gambit, un tipo di apertura del gioco). La piccola Beth si avvicina al mondo degli scacchi durante la sua permanenza in orfanotrofio; a partire dalla sua prima partita, crescerà portando con sè il suo mondo interiore ricco di strategie da studiare, mosse, pedine e scacchi matti, parallelamente alle sfide emotive, economiche e intellettuali che una ragazza orfana negli anni ’60 e ’70 deve affrontare.

La serie può fregiarsi della presenza della bravissima Anya Taylor-Joy (già vista in Emma, The VVitch e Split) nei panni della brillante ma tormentata protagonista, spesso persa nel suo mondo interiore e ostile a quello esterno. Beth non è certo uno di quei personaggi di cui gli spettatori si innamorano a prima vista, ma proprio la sua evoluzione e la sua crescita ci fanno lentamente avvicinare a una ragazza apparentemente fredda e distante. Che siate scacchisti o meno, La regina degli scacchi vi appassionerà fino all’ultima mossa.

Alice in Borderland: la vita non è un gioco…o forse sì?

Sentivate la mancanza di una produzione cinematografica o televisiva che raccontasse una storia ricca di metafore ispirate al racconto di Lewis Carroll, per esempio la caduta nella tana del coniglio? Niente paura! Scherzi a parte, anche se Alice nel paese delle meraviglie può sembrare un’opera riusata e abusata in tutte le salse sia al cinema che in TV, Alice in Borderland non vi farà scervellare e sbuffare a forza di continui riferimenti indecifrabili al capolavoro della letteratura per l’infanzia – nonstante questi siano presenti, il prodotto è perfettamente godibile senza conoscere il classico per ragazzi. Tratta dal manga di Haro Aso pubblicato a puntate dal 2010 al 2016, la serie si incentra sulle (dis)avventure di un ragazzo giapponese che, insieme ai suoi due migliori amici, si ritrova catapultato in una versione alternativa di Tokyo particolarmente…rischiosa.

Il giovane Arisu (in inglese translitterato “Alice”) è un accanito videogiocatore le cui abilità logiche e deduttive sono state ampliamente allenate dalla costante fruizione di giochi digitali. Proprio tali capacità gli torneranno utili quando, insieme ai suoi compagni di avventura, si ritrova in una Tokyo in cui la sopravvivenza dipende dalla vittoria. Per continuare a vivere, infatti, gli abitanti di questo universo parallelo devono prendere parti a giochi mortali (escape room, labirinti, nascondino) che non solo li risparmieranno da morte certa, ma faranno ottenere loro una “visa”, un permesso di permanenza nel mondo in cui si trovano. Alice in Borderland non è però soltanto un’opera carica di adrenalina, ma si sofferma anche sulle reazioni e l’emotività dei personaggi che, nonostante abbiano ben altre gatte da pelare rispetto alle loro vite quotidiane, non mancano di riflettere sui loro problemi, le loro frustrazioni e tutte le fragilità che continuano a trascinare con sé tra un survival game e l’altro.

Pixel e giocattoli: i giochi della nostra infanzia

Excursus storici sui videogiochi: il medium ludico digitale è adesso abbastanza “anziano” da qualificarsi alla realizzazione di documentari sulle sue origini, il suo impatto culturale e sociale. Su Netflix è possibile trovare un interessante documentario sulla storia dei giochi analogici più venduti e famosi, dalla multilavoratrice Barbie ai Transformers: I giocattoli della nostra infanzia. In ogni puntata si ripercorrono non soltanto le origini dei giochi, ma anche le loro performance sul mercato e la loro ricezione nella società a seconda dell’ideologia e cultura dell’epoca.

Nonostante l’indubbia qualità tecnica, uno dei più recenti documentari dedicati al gioco digitale, High Score, ha attirato non poche polemiche per via della forte presenza di storie “marginali” (un concetto forse sogettivo) alla linea storica principale. La maggior parte delle divergenze dalla cronostoria dei pilastri dei giochi digitali accentra l’attenzione sulla comunità LGBTQ, sulle persone nere e altre minoranze nell’industria dei videogiochi. Nonostante il nobile intento di mostrare che l’industria del gioco digitale non è e non è mai stata portata avanti soltanto da sviluppatori bianchi eterosessuali, High Score andrebbe forse rivalutato sotto diverse lenti per essere goduto appieno. Invece di considerarlo un documentario comprensivo sulla storia del videogioco, lo si potrebbe ritenere un riassunto frammentato (perché sì, oltre alle divergenze sono presenti anche molte lacune storiche) che contiene interessanti interviste, aneddoti, curiosità e punti di vista diversi da quelli comunemente presentati dai media. In questo modo, modificando le aspettative degli spettatori, High Score risulta un buon prodotto da guardare per passare qualche ora.

Le serie e i film Netlix dedicati o anche solo parzialmente incentrati sui giochi – siano essi giocattoli, giochi da tavolo o realtà virtuale – non finiscono certo qui. Per chi è in vena di emozioni in 3D simili a quelle di Alice in Borderland, ricordiamo che sono ancora presenti in catalogo Assassin’s Creed, Pixels e Jumanji – Benvenuti nella giungla. Un’interessante espressione del gioco nella sua forma spettacolare si può trovare invece in Now you see me, film incentrato sulle vicende di quattro geni del crimine e illusionisti (una combo pericolosissima). Per chi invece si è appassionato a La regina degli scacchi ma desidera un prodotto dal tono più leggero sempre riguardante i giochi da tavolo, si consiglia Game Night, commedia thriller in cui una coppia appassionata di giochi da tavola è alle prese con un gioco di ruolo…particolarmente realistico. E per l’intrattenimento di grandi e piccini, come dimenticare Minecraft: Story Mode? Per chi è interessato ai film interattivi ma di Minecraft non vuole saperne, non resta che consigliare il prodotto di Black Mirror Bandersnatch.

Con l’augurio che queste feste possano essere passate nella maggior serenità possibile – e se così non fosse, che questi consigli servano almeno a svagarvi per qualche ora – un Buon Natale a tutti i lettori e le lettrici di qdss.it!