Il made in Italy digitale!

I mezzi digitali di comunicazione e di espressione artistica sono in continuo sviluppo – e quando si tratta di evoluzione digitale e nuove produzioni mediatiche, si tende a rivolgere l’attenzione ai soliti paesi: Stati Uniti, Giappone, talvolta qualche paese del Nord Europa, dando per scontato che il resto del mondo non possa o non riesca a stare al passo. Se poi si guarda all’Italia, sembra spesso quasi d’obbligo sminuire le potenzialità del nostro paese o darne per scontata l’assenza totale; ma nell’ultimo decennio, numerosi talenti del nostro stivale hanno sviluppato e pubblicato giochi digitali e analogici degni di nota. L’Italia ha inoltre assistito all’emergere di associazioni culturali, iniziative e studi scientifici incentrati sul medium ludico – vediamone alcuni che hanno spi(e spa)ccato, in questa prima panoramica (non esaustiva) sulla scena indie!

Il duo di creativi digitali che compone We Are Müesli si cimenta nella creazione di ogni genere di giochi digitali e analogi, con una forte e riconoscibile identità visiva: dal loro escape game book Chi è chi? – un classico libro gioco ispirato all’escape room Wer irst Wer – all’italianissimo titolo videoludico The Great Palermo, che è possibile scaricare gratuitamente sul loro sito web, fino alla serie di puzzle game su Leonardo da Vinci  sviluppati per un’esibizione di Singapore dedicata al genio toscano. Loro stessi dichiarano che nei loro escape game la storia, l’arte e la cultura non si imparano, ma si vivono, cogliendo un aspetto cruciale dell’apprendimento di nozioni culturali tramite il gioco digitale e analogico: dare priorità alla creazione di un universo narrativo in cui le informazioni sono perfettamente integrate nella diegetica del mondo di gioco (dialoghi fra personaggi, location, gameplay), piuttosto che trasmesse al giocatore con un passaggio di informazioni logico e unidirezionale, simile alla relazione fra un maestro severo e un alunno svogliato. Un grande applauso a questo duo di storyteller digitali! Date un’occhiata al loro sito web per scoprire numerosi altri progetti.

Restando in tema di tramsissione di nozioni culturali sull’Italia, è impossibile non menzionare l’associazione culturale Tuo Museo, descritto dai membri del team stesso come un “collettivo internazionale di artisti, game designer, developer, sound designer e animatori 3D che lavora nell’intersezione tra arte e videogiochi.” Il loro titolo più noto che integra perfettamente la cultura artistica e storica di Napoli in semplici ed efficaci meccaniche di gioco è Father and Son, un’avventura grafica in 2D a scorrimento orizzontale che vanta ben 4 milioni di download. La narrativa, componente predominante del prodotto, mette al centro della storia un ragazzo che non ha mai conosciuto il padre e che si muove in diverse dimensioni temporali, rimanendo tuttavia nella stessa dimensione spaziale: Napoli e il suo Museo Archeologico Nazionale, location non soltanto del gioco ma anche istituzione che ha finanziato lo sviluppo del titolo. I videogiochi sono arte? In questo caso, sicuramente! Tuo Museo ha continuato l’attività di “promozione ludica” dell’Italia sviluppando numerosi altri progetti digitali, tra cui The Medici Game, ExplorePuglia e Horticultura.

Continuiamo a esplorare la scena indie italiana introducendo adesso i “piccoli tori” che lavorano presso Tiny Bulls Studio (chiaramente, con sede a Torino!), creatori di due titoli degni di nota: il primo è Blind (2018), un thriller psicologico in VR in cui, come da nome, il personaggio giocabile è non vendente; i giocatori si trovano (letteralmente) immersi nelle tenembre in cui l’unica fioca luce guida è di natura acustica, grazie alla presenza di oggetti il cui suono indirizza il personaggio nella giusta direzione. E le tenebre dominano anche sul loro secondo prodotto, decisamente fresco d’uscita (maggio 2021). Il libro-gioco vecchio stile (ma digitale) di cui stiamo parlando è Omen Exitio: Plague, in cui il protagonista si trova invischiato in un mistero all’interno di un’universo narrativo ispirato agli orrori di Lovecraft e alla sua creatura più temuta e popolare: Cthulhu.

Per ritrovare un’atmosfera cupa, ma decisamente meno soprannaturale e più terrena ci spostiamo a Firenze, dove il team LKA ha rilasciato nel 2016 il titolo The Town of Light, che ha riscosso un discreto successo fra gli Youtuber le’ts player italiani. Il videogioco trasporta un giocatore in prima persona all’interno delle macabre, abbandonate mura dell’ex ospedale psichiatrico di Volterra, le quali negli anni ’30 hanno ospitato numerosi pazienti – tra questi, la giovane Renée, la cui storia (il vero elemento “dell’orrore” del titolo) viene progressivamente scoperta dal giocatore grazie all’esplorazione del manicomio e il reperimento dei classici elementi videoludici volti all’esposizione degli eventi (note, registrazioni, documenti). Il team toscano è al momento al lavoro sul titolo Martha is dead, anche questo incentrato sulla tragica storia di una ragazza durante la Seconda Guerra Mondiale.

Discostiamoci adesso dalla narrativa come elemento predonimante del gioco digitale e diamo un’occhiata a un italianissimo gestionale sviluppato da Broken Arms Games (“Play your life!” è il loro motto): Hundred Days è un gioco di scelte, nostalgia e vinificazione in cui i giocatori gestiscono un’attività vinicola familiare in campagna, seguendo e monitorando ogni fase della produzione, dalle vigne da piantare alla vendita delle bottiglie di vino. Il titolo non è l’unico gioco sviluppato dal team di Broken Arms – dal casual game di carte fantasy “che non si prende troppo sul serio” Kaboom Monsters allo sparatutto Atomine…ma sicuramente questo è quello che più meritava di essere messo sotto i riflettori per livello di…italianità!

Torniamo a parlare di “tristezza”, o più nello specifico di malinconia: Last day of June è il poetico titolo di Avantgarden (precedentemente Ovosonico) uscito nel 2017, ha ottenuto una buona (e meritata) attenzione. La storia del puzzle adventure è semplice, ma perfettamente funzionante grazie alle meccaniche e alla bellissima grafica: un uomo – uno dei personaggi giocabili, ma non il solo – ripercorre la vita della moglie della moglie June, tentando persino di prevenire la sua morte modificando dettagli ed eventi che ne causerebbero la dipartita. Il gioco ha ottenuto recensioni ottime, grazie anche all’incantevole colonna sonora composta dall’inglese Steven Wilson.

E in Italia sono tornati, dopo aver studiato a Copenhagen (nella stesso corso di laurea della sottoscritta – e la cosa non può che rendermi felice!) alcuni dei ragazzi di 34BigThings, che è oggi uno dei più grandi studi indie italiani. Il team è vincitore del premio Drago d’Oro per il miglior videogioco italiano Redout – dite addio al re Unity! Il motore di gioco stavolta è Unreal Engine 4 – un racing arcade sulla scia di Wipeout sia per il genere che li accomuna che per i suggestivi scenari futuristici. Oltre all’award-winning Redout, 34BigThings ha sviluppato molti altri titoli di generi diversi, dall’ironico e surreale sparatutto strategico Mars or Die! che strizza l’occhio alle atmosfere stralunate di Fascisti su Marte, al coloratissimo e dolce rompicapo Otto (“it’s cure, sin’t it?”). Date un’occhiata alla selezione variegata di titoli sul loro sito, non dimenticandovi di leggere l’interessante resoconto e riflessione personale Non parlatemi di videogiochi presente sul loro blog, in merito a un convegno italiano tenutosi nel 2015 a Palazzo Montecitorio. Passate anche dal loro canale YouTube per trovare tutti i trailer dei loro titoli, i loro interventi, interviste e vlog!

Passiamo a MixedBag, che si occupa di porting, prototipi e sviluppo di videogiochi. Tra i titoli sviluppati esclusviamente da loro, troviamo Secret Oops!, rilasciato all’inizio del 2020, uno spiritoso multiplayer locale in cui i giocatori devono (come da descrizione) “assicurarsi che la spia più stupida del mondo non venga trovata!” – sicuramente un compito piuttosto impegnativo, reso ancora più invitante dalla realtà aumentata! 

Tra gli altri titoli sviluppati esclusivamente dal team di MixedBag troviamo Forma.8, un puzzle platform in stile metroidvania dalla deliziosa grafica minimalista e suggestiva – e una collaborazione con IBM Italia che ha dato vita ad Avery, in cui il giocatore ha il compito di venire a capo di un fitto mistero riguardante un’Intelligenza Artificale “innamorata”, che ha perso la memoria e ha bisogno quindi dell’aiuto di…un utente! Volete aiutarla voi?

Finiamo questa iniziale carrellata di sviluppatori indie italiani parlando di Cinic Games, un team di tre designer, partendo dal loro ultimo progetto Extra Coin descritto come un’avventura unica nel suo genere (un mix di adventure game, action game e RPG) ambientata all’interno di un social network chiamato The Arcade. Cosa si cela dietro questa realtà virtuale? Vuole scoprirlo la protagonista del gioco Mika, una ragazza i cui genitori hanno…”abbandonato la loro esistenza da mortali”. Curiosi? Provate la demo. Il team ha inoltre sviluppato il divertente The Wardrobe, un punta e clicca 2D ispirato all’universo narrativo e all’estetica dei punta e clicca degli anni ’90, come il capostipite Monkey Island e l’idea di “morte animata” di Grim Fandango se avete mai pensato di voler giocare con i vostri scheletri nell’armadio, invece di esserne spaventati…questo è il gioco che fa per voi!

I grandi passi avanti sul fronte videoludico non sono stati compiuti soltanto grazie alla nascita di nuove compagnie indie nostrane, ma sono dovuti anche all’emergere di associazioni culturali, progetti ed eventi incentrati sul mondo ludico digitale e non. Parliamo innanzitutto di IVIPRO (Italian Videogame Progam), l’associazione culturale che si dedica alla promozione di videogiochi ambientati nel nostro paese. L’obiettivo è quello di radunare tutti i titoli videoludici in cui viene mostrato un aspetto della nazione grazie all’ambientazione nostrana – o anche solo un livello ambientato in Italia – con tanto di divisione per regioni. Basterà infatti selezionare una regione italiana sulla loro Mappa Giochi per ottenere una panoramica di titoli (prodotti in ogni parte del mondo) che integrano in qualche modo la cultura nostrana nei loro livelli, personaggi, dialoghi e storytelling.

A Genova, l’associazione culturale no profit nata nel 2014 Game Happens si occupa di indagare sul’impatto culturale e sociale dei videogiochi, scrivendone per esempio sulla rubrica di Medium Papille: Una fettina di cultura al limone e organizzando incontri ed eventi incentrati sul nostro medium preferito. E di ricerca sul videogioco non si occupano soltanto le associazioni, ma anche le istituzioni accademiche: si terrà all’Università di Salerno, questo settembre 2021, un convegno accademico italiano sui videogiochi; ma Salerno non è la prima a essersi occupata di giochi digitali in Italia, dal ramo italiano dell’associazione internazionale DIGRA (Digital Games Research Association) alla rivista scientifica italiana G|A|M|E, editor e publisher di articoli accademici internazionali di games studies, il ramo universitario che si occupa dell’esame del gioco in tutto le sue forme, del suo impatto culturale, della sua struttura e dei suoi giocatori.

La forte presenza – forse mai promossa, incoraggiata e sponsorizzata abbastanza – di iniziative, sviluppatori, eventi e progetti sul videogioco in Italia non può che renderci felici e orgogliosi di osservare molti nostri connazionali contribuire alla ricerca e allo sviluppo del medium ludico, sia digitale che analogico. Chiudiamo l’articolo con i nostri complimenti e i migliori auguri per un futuro sempre più roseo nell’industria videoludica in Italia!