Nessun cassetto è stato maltrattato da presenze demoniache.

Il concept alla base del genere found footage, spesso chiamato mockumentary (una fusione di movie e documentary) è lo stesso che contraddistingue l’uso del dispositivo narrativo del manoscritto ritrovato; un autore finge che la fonte del racconto che sta per narrare al lettore sia una produzione scritta di vario genere – lettere, diari, una lunga pergamena – di cui è venuto in possesso. Il lettore si impegna quindi a credere che i fatti che andrà a leggere siano realmente accaduti a persone di cui si sono perse le tracce. Dai romanzi scritti in forma epistolare (Dracula di Bram Stoker) al topos del manoscritto anonimo ritrovato dopo secoli (I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni), questa temporaneo patto narrativo è generalmente chiamato suspension of disbelief.

Allo stesso modo, la sospensione dell’incredulità viene richiesta durante la visione dei found footage: ciò che gli spettatori si impegnano a “credere di star guardando” è un filmato girato da qualcuno (solitamente i protagonisti) per mezzo di videocamere più o meno professionali, per i motivi più diversi. Solitamente, le riprese sono state bruscamente interrotte a causa delle circostanze oscure e pericolose in cui i personaggi si trovano; il loro materiale girato sarebbe stato ritrovato in un momento successivo e reso disponibile al pubblico. Nonostante il found footage affondi le sue origini negli anni ’70 con Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, per poi ritornare brevemente in auge con The Blair Witch Project negli anni ’90, è stata la seconda metà degli anni ‘2000 a modernizzare e far tornare ufficialmente di moda il filone. Paranormal Activity, REC, Cloverfield, infiniti esorcismi e possessioni demoniache ripresi su videocamera: l’esplosione dei filmati ritrovati ha portato alla diffusione di numerosi titoli, spesso molto simili fra loro, la cui riuscita non sempre è stata delle migliori. Diamo adesso un’occhiata ad alcuni dei found footage meno popolari ma particolarmente apprezzati dalla critica e (con un’eccezione!) dal pubblico.

Trollhunter: ucci ucci sento odor di found footage norvegese

Il primo found footage che vale la pena scoprire (già consigliato in questo articolo) non proviene dagli Stati Uniti, non comprende presenze demoniache né possessioni e giustifica perfettamente la continua ripresa degli eventi in corso – già vi siete convinti? Trollhunter è un fantasy norvegese del 2013 (vincitore del premio Meliès d’argento come secondo miglior film fantastico europeo). La premessa è semplice ma sufficientemente accattivante: tre studenti di cinema sono intenzionati a girare un documentario su un sospetto bracconiere di orsi, il quale si rivela ben presto un esperto cacciatore…ma non di orsi.

Questo falso documentario è uno splendido omaggio al folklore norvegese che, seppur comprensivo di un elemento fiabesco e sovrannaturale, è integrato perfettamente nella realtà della vita scandinava, nella sua fauna, flora e persino nei sistemi burocratici con cui si trattano monotone pratiche quotidiane. L’uso di effetti speciali è limitato e funzionale; seppure ben realizzati, gli elementi fantastici non lasciano il segno per la loro spettacolarità , bensì per la creatività con cui la narrativa li inserisce in un contesto che risulta quasi credibile e plausibile.

Noleggiabile e acquistabile su YouTube e Google Play

Searching: clicca qui per accedere al thriller

Esiste un nuovo sottogenere di found footage che è fiorito grazie alla popolarità crescente della videochiamata (pre e post lockdown) e dei numerosi canali online pensati per la comunicazione fra utenti e la condivisione di contenuti. Come Unfriended (2014), anche  Searching si “ambienta” proprio online; la prospettiva dalla quale seguiamo gli eventi è lo schermo di un padre che per una ragione estremamente allarmante (forse la più preoccupante in assoluto per un genitore) inizia una serie di investigazioni consultando tutti i possibili spazi virtuali, social media e sistemi di messaggistica che lo possono portare, con l’aiuto di una detective, il più vicino possibile alla verità. Tra password, video, messaggi, file, telefonate e videochiamate, questo found footage statunitense del 2018 vi terrà incollati allo schermo (sia il vostro che quello del protagonista) fino alla risoluzione di un angosciante mistero.

Il rischio corso da questa nuova modalità paragonabile alla condivisone dello schermo è quello di disorientare gli spettatori meno avvezzi al frenetico passaggio da una finestra all’altra e alla quantità sporpositata di informazioni su uno schermo alla quale molti, ma non tutti, sono abituati. Tuttavia, Searching riesce nell’intento di guidare gli spettatori nella progressione delle indagini e nella logica seguita dal protagonista nel recuperare le impronte virtuali di sua figlia, trasmettendo la frustrazione di un padre nel nuotare in un asfissiante oceano digitale in cui tutto e niente può rivelarsi un indizio chiave.

Noleggiabile e acquistabile su YouTube

The Visit: una settimana dai nonni!

Torniamo alla premessa originale del found footage e a una delle motivazioni più popolari che spinge un personaggio a riprendere tutto ciò che accade: l’intenzione di girare un documentario. Nel caso di The Visit (2015), la protagonista è una giovane cinefila che aspira a diventare proprio una regista di documentari. Insieme al fratello più giovane, si reca a casa dei nonni che – per ragioni spiegate all’inizio del film – non ha mai incontrato. Il suo intento è quello di registrare una serie di gradevoli momenti della sua settimana in famiglia e, possibilmente, riuscire a intrattenere un’onesta conversazione su cosa abbia portato i legami familiari a spezzarsi così bruscamente in passato. Se la premessa di The Visit vi sembra piuttosto noiosa, forse è meglio che diate un’occhiata a questo lungometraggio di M. Night Shyamalan…

Non è una sorpresa che un film diretto da Shyamalan riceva pareri estremamente contrastanti. The Visit non è stato esente da recensioni e valutazioni altalenanti, con una leggera propensione verso la critica positiva. Che possa lasciare l’amaro in bocca, una certa confusione, uno spiazzamento generale? Può essere. Ciò che The Visit non vi lascerà, è indifferenti.

Reperibile su Netflix, noleggiabile e acquistabile su YouTube

American Vandal: il true crime entra in classe

Terrificanti interviste con serial killer, registrazioni, testimonianze agghiaccianti, ricostruzioni accurate e filmati d’epoca, il tutto condito da una colonna sonora incalzante e minacciosa: si tratta dei documentari di genere true crime, che illustrano le reali vicende di sangue avvenute in un passato più o meno recente, misteri irrisolti o casi di corruzione. Prendete adesso lo stile narrativo, tecnico ed estetico di un true crime qualsiasi e sostituitene il contenuto con studenti delle superiori, emoji, atti vandalici sulle auto dei professori, scherzi su YouTube, meme e troll (non quelli norvegesi).

American Vandal (2017 – 2018) è il titolo del documentario a puntate che il giovane Peter Maldonado, anche lui aspirante regista, è intenzionato a realizzare a seguito di un atto vandalico piuttosto esilarante avvenuto nella sua scuola superiore. Per arrivare alla verità, Peter si comporterà come un vero e proprio detective, analizzando prove e conducendo interviste a compagni di classe, professori e fonti esterne. La serietà di contenuti che contraddistingue i true crime lascia spazio alla satira tagliente e demenziale sull’ambiente scolastico statunitense e sulle figure che lo popolano – dal professore che si comporta e parla come un adolescente per essere accettato dalla classe, alla brillante studentessa rappresentante di ogni singolo club nella scuola, al gruppetto di studenti costantemente sospesi che passa il tempo a caricare prank di pessimo gusto su YouTube. Ogni singolo personaggio che abita questo bizzarro ma realisitico universo è sospettato…

Entrambe le stagioni sono reperibili su Netflix

Host: un tranquillo weekend di sedute spiritiche su Zoom

For English speakers only! – il film non è ancora stato localizzato per il mercato italiano ed è disponibile solo su alcune piattaforme straniere (accessibili dall’Italia)

Girato in quarantena, ambientato durante la quarantena: se c’è un genere cinematografico che il 2020 non è riuscito ad stroncare brutalmente, bensì ha reso ancora più florido, è quello del found footage. Nel caso di Host, l’intero cast si è improvvisato make up artist, tecnico delle luci e addetto agli effetti speciali (sotto consiglio delle rispettive figure professionali). Si tratta di un breve found footage realizzato per la piattaforma Shudder – che purtroppo al momento non è disponibile in Europa – un servizio di streaming dedicato esclusivamente al genere horror. La premessa è anche qui semplice e decisamente attuale: alcuni amici si incontrano virtualmente su Zoom per passare il tempo durante il lockdown. Ciò che sembra discutibile è l’attività di gruppo scelta dalla protagonista: una seduta spiritica virtuale, con una vera medium che guidi il gruppo al’invocazione di un’anima defunta. Se siete in vena di tornare nella comfort zone narrativa del found footage (il sovrannaturale e il demoniaco) Host è una scelta eccellente, con un merito non indifferente: il demone di turno non passa le notti ad aprire i cassetti di nessuno, ma si rivela particolarmente rapido e deciso nel portare a termine il suo obiettivo. D’altronde, un normale meeting su Zoom può durare soltanto 40 minuti…

Noleggiabile o acquistabile su Blockbuster Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia (attenzione: l’audio del film è in inglese, ma non sono disponibili sottotitoli in inglese)

Per concludere, è bene ricordare anche la presenza di numerosi found footage amatoriali (ma non per questo di scarsa qualità) su YouTube, un medium forse ancora più calzante per il genere in questione. Anche questi riservati a un pubblico English speaking, si segnala la webserie di successo Marble Hornets, i ben riusciti falsi documentari The Museum Project e XIII e le numerosissime raccomandazioni di video simili realizzati spesso da studenti di cinema o semplici appassionati che, avendo a disposizione un budget limitato, hanno trovato le soluzioni più ingegnose e creative per spaventare gli utenti.

I footage più creativi, ben realizzati e coinvolgenti sono già stati found: adesso tocca a voi riscoprirli!