Quando l’universo di gioco è il nostro pianeta
Dalle maestose montagne innevate di The Elder Scrolls V: Skyrim al minimalista, inquietante e ombroso ecosistema di Limbo, fino al mondo “fascicolato” in guide, libretti di istruzioni e mappe all’interno del piccolo vano di Papers, Please: non importa quale sia il livello di minuziosità dei loro dettagli, i mondi di gioco sono una delle componenti visive del videogioco che più rimane impressa nelle menti e nei cuori dei giocatori. Talvolta, alcuni degli universi narrativi che appaiono nei giochi digitali non necessitano di particolare fantasia per nascere: si tratta dei casi in cui è il nostro mondo – il pianeta Terra – a fare da sfondo all’avventura di gioco. Vediamo alcuni giochi digitali in cui la realtà supera la fantasia geografica.
Se c’è un’opera letteraria che prende alla lettera il compito di esplorare il nostro mondo con le parole è proprio il racconto di Jules Verne Il giro del mondo in 80 giorni. Spunto di innumerevoli adattamenti cinematografici, questo classico della narrativa d’avventura francese non poteva che domandare prepotentemente il proprio posto in prima fila all’interno del reame videoludico. 80 days, sviluppato da Inkle Studios, si affida a una grafica semplice, elegante ed evocativa per mettere i giocatori nelle scarpe (o qualsiasi altro mezzo di trasporto) di Phileas Phogg, il preciso gentleman inglese che – a seguito di una scommessa – si cimenta nell’impresa di compiere il giro del globo in soli 80 giorni, accompagnato dal valletto Passepartout. Classificabile come avventura testuale, 80 days espande le potenziali rotte intraprese dei due viaggiatori, permettendo ai giocatori di scegliere personalmente una direzione in base alla disponibilità economica, alle condizioni climatiche, al mezzo di trasporto e alla durata del viaggio. Non sarà sempre facile scegliere fra una costosa ma sicura nave da crociera che parte fra 48 ore e un auto malandata guidata da un conducente poco raccomandabile, ma molto economica e disposta a partire immediatamente. Una semplice silhouette rappresentante un elemento naturale, un momumento o un palazzo storico funge da icona delle varie città e piccole località in cui i giocatori transitano per poche ore oppure alloggiano per qualche giorno (a seconda delle loro scelte). 80 days è un ottimo gioco per chiunque ami la lettura, il gioco e il viaggio.
Una delle saghe videoludiche più lunghe e conosciute per il suo cambio reprentino di ambientazioni ed epoche storiche è Assassin’s Creed, di Ubisoft. In molti, anche chi non ne è un estimatore, conosce la premessa narrativa che permette alla saga di mantenere una tale longevità: il personaggio giocante rivive vicende passate attraverso gli occhi e il corpo dei suoi antenati, grazie a un macchinario in grado di proiettare nella mente di un individuo i ricordi dei propri consanguignei (anche di epoche antiche) sfruttando il DNA in comune. La serie – con i suoi alti e bassi fra critiche ed elogi – si è fatta quindi conoscere anche per la varietà di ambientazioni ed epoche storiche che i giocatori possono esplorare e, potenzialmente, da cui possono essere incuriositi e invogliati a scoprire di più. Ecco un esempio di come la ricostruzione accurata di luoghi e monumenti storici nei videogiochi possa sfociare ben oltre la semplice attenzione ai dettagli ai fini dell’intrattenimento: nell’aprile del 2019, un incendio ha parzialmente colpito la cattedrale di Notre-Dame di Parigi. A seguito di alcuni danni arrecati alla cattedrale, che si trova tutt’oggi sotto restauro, Ubisoft ha reso disponibile gratuitamente l’ottavo titolo della saga, Assassin’s Creed Unity, ambientato nella Francia medievale di Filippo il Bello. Missioni e meccaniche di gioco a parte, i giocatori sono liberi di “girovagare” nella città, ammirando quindi – seppur virtualmente – anche la cattedrale nella sua completezza. Seppur con un semplice gesto di un team di sviluppo di videogiochi, le produzioni artistiche veicolate da qualsiasi medium si sono dimostrate ancora una volta una modalità per omaggiare e celebrare la nostra realtà geografica anziché dividerci da essa.
La mitologia e il folkore sono parte integrante della cultura di un paese; inevitabilmente, i videogiochi ne prendono grande spunto per la creazione di universi immaginari che riescano a cogliere e raccontare l’aspetto più spirituale di un preciso luogo del nostro mondo. Questo è il caso dell’adorabile Röki, un puzzle d’avventura sviluppato da Polygon Treehouse che racconta la Scandinavia, e in particolare la Svezia e le sue credenze. Girovagando per le montagne innevate, la piccola Tove si imbatte nelle più famose creature della mitologia nordica ma anche in edifici e costruzioni tipiche dell’architettura nordica medievale (qui sotto una tipica stavkirke, “chiesa a pentagramma”) mentre è alla ricerca di una persona e – a sua insaputa – anche della verità su una particolare vicenda che la riguarda da vicino.
Alcuni mondi videoludici non solo portano sullo schermo una specifica area geografica, ma vengono sviluppati nella stessa location in cui si ambientano. DreadOut (seguito da un DLC e da un sequel ufficiale) è un videogioco indonesiano a tutti gli effetti: sviluppato dal team di Digital Happiness che ha sede a Bandung, i giocatori vestono l’uniforme scolastica della giovane Linda. Appartenente al genere horror, il gioco trasporta personaggi e giocatori dentro e fuori la “vera” Indonesia e quella popolata da goffe ma terrificanti creature del folklore locale. In una sorta di Silent Hill indonesiana che cambia in continuazione dimensione pur rimandendo nello stesso spazio fisico, DreadOut è una parziale visita interattiva del paese: dai manifesti sulle mura, le note e i quaderni degli studenti, alla struttura e organizzazione di scuole e paesini, fino alle sue credenze religiose e le leggende tipiche del luogo. Le creature del folklore indonesiano si trasformano qui in piccoli o grandi boss finali dei singoli capitoli, informandoci indirettamente sulle credenze e i miti diffusi (e anche direttamente, grazie a una piccola enciclopedia tascabile in cui Linda annota i suoi incontri). Se siete amanti dell’horror, non potete lasciarvi scappare questo viaggio ludico nella dimensione più terrificante dell’Indonesia.
In ogni paese esiste un prodotto mediatico – che si tratti di una serie TV, un film, una rivista, un fumetto – che sbeffeggia e denuncia i tratti più problematici e contraddittori della propria società attraverso la satira. Negli Stati Uniti d’America, per esempio, I Simpson sono uno degli emblemi dell’autocritica americana. Come d’abitudine, i videogiochi spesso non vengono annoverati fra i prodotti che presentano le potenzialità per commentare con ironia pungente il mondo che ci circonda. Uno dei casi di videogiochi ispirati alle “peculiarità” della società americana è Far Cry 5, uscito nel 2018 (in piena era Trump). Anche qui, come per Assassin’s Creed, le meccanica principale della saga rimane la stessa (first-person shooter), ma il suo involucro narrativo si modifica. In questo caso, ci troviamo nella piccola Hope County, nel Montana, una cittadina fittizia ambientata in una regione statunitense reale. Seppur fittizia, Hope County ha tutte le caratteristiche per essere una qualsiasi piccola località del Montana immersa in grandi vallate. Ma Far Cry 5 non si limita a far consocere le meraviglie naturali della zona. La linea narrativa seguita dal quinto titolo del franchise ruota infatti intorno al fanatismo religioso dei membri di una setta intenzionati a purificare e convertire gli abitanti di Hope County (che loro lo vogliano o no). Tra verdi vallate, religione, cervi, sparatorie, sangue e atmosfera country, il titolo di Ubisoft crea un tagliente contrasto fra l’estremismo religioso di un paese fortemente credente e la bellezza naturale che fa da sfondo allo spargimento di sangue e terrore causato dai suoi stessi abitanti. Invece di indignarsi per una rappresentazione chiaramente estrema e volutamente generalizzata, lo spiritoso ente del turismo del Montana ha sfruttato la popolarità della saga per promuovere il paesaggio e il territorio. Curiosi di visitare Hope County (ovvero una qualunque località del Montana)? Non vi resta che consultare il suo sito dedicato www.visithopecounty.com!
La lista di videogiochi che racconta il nostro mondo facendone un semplice sfondo, un vero e proprio protagonista, un enorme puzzle da risolvere o un segreto narrativo da scoprire non si esaurisce certo qui. Come non ricordare la Liguria di Hitman con la fittizia Sapienza, o le numerose ambientazioni esotiche di Tomb Raider? In attesa di tornare a viaggiare in tutta sicurezza, speriamo che questi titoli vi abbiano dato qualche spunto per programmare la vostra prossima vacanza non virtuale!