Dimmi a cosa giochi e ti dirò cosa guardare
Le tematiche di film e videogiochi sono sempre andate a braccetto; spesso, infatti, queste due arti si strizzano l’occhio e si ispirano l’una all’altra nella creazione di contenuti. Ma ci son alcuni film e videogiochi che sono particolarmente somiglianti: che sia per la fotografia, la tematica o l’atmosfera generale, vediamo alcuni dei prodotti videoludici e cinematografici più somiglianti!
Horror a infrarossi: accendete la videocamera
Quello del found footage (filmato ritrovato), sebbene oggetto di opinioni discordanti e risultati non sempre brillanti, è ormai un sottogenere ben affermato nel reame dell’horror cinematografico. Anche il videogioco ricorre spesso alla soluzione della ripresa digitale da parte di un personaggio, solitamente quello principale, intenzionato a immortalare qualsiasi avvenimento su videocamera. Si trovano esempi ben riusciti nel mondo del gioco digitale, quali Project Zero (Fatal Frame per il mercato giapponese) un survival horror cult del 2001 in cui la soluzione per sconfiggere fantasmi e presenze demoniache è quella di…fotografarli. La stessa meccanica è stata adottata dall’indonesiano DreadOut, in cui la protagonista può immortale e uccidere presenze oscure grazie alla sua macchina fotografica e al suo telefono. Dal momento che il filo conduttore di questi titoli sembra essere l’orrore “catturato” in foto, non potrebbe esistere raccomandazione cinematografica migliore del terrificante Shutter (2004, Tailandia). Nonostante esista una versione americana di questo lungometraggio, si raccomanda la visione dell’originale.
Passiamo poi dall’horror immortalato in modo statico a quello direttamente filmato. Uno degli indie game che sono “esplosi” su YouTube è Outlast, talmente giocato dai gamer online da diventare un successo in pochissimo tempo. Nel titolo, il protagonista che si improvvisa cameraman delle sue stesse sventure è un giornalista investigativo alla ricerca di prove e risposte all’interno di un ospedale psichiatrico abbandonato. Non importa chi si aggiri nell’ombra degli inquietanti corridoi dell’edificio o chi lo stia inseguendo con intenzioni poco carine, l’intrepido Miles riprende tutto. Un titolo che potrebbe saltare subito alla mente è REC, un film (ormai cult) horror spagnolo in cui una giornalista si trova chiusa all’interno di un palazzo insieme ai condomini e, come Miles, non si lascia sfuggire neanche la più cruenta e brutale delle riprese. Ma per atmosfere e fotografia, ESP – Fenomeni paranormali (in inglese Grave Encounters) è forse la raccomandazione più vicina all’universo di Outlast. In questo found footage del 2011, troviamo una troupe televisiva di cacciatori di fantasmi che si lascia chiudere a chiave all’interno di un ex ospedale psichiatrico per tutta la notte. Il team è alla ricerca di fantasmi per terrorizzare i propri spettatori…e troverà pane per i propri denti.
Computer con delitto: dal giallo classico ai FMV
Sarà stato il maggiordomo? Con che arma e in quale stanza? Se siete degli appassionati di storie gialle dalla struttura classica e formulaica, non potete perdervi Cena con delitto (in inglese Knives Out, “Fuori i coltelli”), film del 2019 in cui una giovane infermiera è alle prese con un delitto all’interno della lussuosa villa in cui lavora. Se cercate un detective game simile, con una tipica meccanica di gioco in terza o prima persona che vi lascia parzialmente liberi di spostarvi nell’ambiente, tutta la serie di Sherlock Holmes sviluppata da Frogrwares Interactive è ciò che fa per voi. Da non sottovalutare neanche la serie – anche questa ormai un classico videoludico – di Ace Attorney in cui il giocatore impersona un avvocato che ha il compito di raccogliere prove sufficienti per scagionare i propri clienti.
For the English speakers among you: se vi piace il genere, non potete perdervi i giochi investigativi di Wales Interactive, tra cui The Shapeshifting Detective e il nuovissimo Who Pressed Mute on Uncle Marcus? Dei giochi in full motion abbiamo già parlato in questo articolo: si tratta di attori in carne e ossa che recita il loro ruolo come in un film, ma stavolta il film è interattivo: lo spettatore/giocatore ha infatti il controllo sugli eventi, le conversazioni e le strade da intraprendere. In particolare, l’ultimo titolo di questa casa di sviluppo gallese vi mette nei panni di una ragazza alle prese con un quiz online da giocare con la propria famiglia. Peccato che a rovinare il gioco si metta di mezzo un affannato zio Marcus, il quale chiede alla nipote di scoprire chi l’ha avvelenato…fra i membri della famiglia.
Geometria e simmetria: premi X per girare il mondo
Scappare attraverso portali, varchi dimensionali e scale sottosopra…per ritrovarsi nello stesso punto o in un luogo identico a quello di prima. Frustrante? I protagonisti di numerosi film e videogiochi non potrebbero essere più d’accordo. La geometria e la simmetria sono sempre state tematiche ampiamente sfruttate per creare paradossi, misteri e indovinelli da guardare, leggere o giocare. Ne è un esempio la popolarità di Portal e Portal 2, un gioco dalla meccanica principale semplice e quasi banale (individuare il percorso giusto per uscire da una stanza sfruttando l’apertura di due portali? Facile!) ma condito da una narrativa e da una creatività di level design che l’ha portato a essere il frutto di una formula perfetta. La stessa formula vincente l’ha trovata The Cube, thriller canadese a basso budget in cui un gruppo di persone apparentemente senza alcun relazione è intrappolato in un cubo gigante. Il criterio per passare da stanza a stanza – la cui unica differenza consiste nel cambio di colore – sembra essere di natura matematica. Seppur non direttamente coinvolti in un’esperienza interattiva, gli spettatori vengono tenuti col fiato sospeso mentre i personaggi analizzano i criteri con cui muoversi in questa sconfinata, frustrante figura geomatrica.
Altri titoli che mettono tutto letteramente sottosopra sono Monument Valley e The Bridge, che giocano sulle illusioni ottiche e l’architettura fantastica manipolabile dal giocatore per risucire a portare un personaggio da un punto A a un punto B. Se Monument Valley crea un universo narrativo suggestivo, fiabesco e colorato, The Bridge attinge direttamente a una fonte specifica: M.C.Escher e le sue costruzioni impossibili (edifici sottosopra, scale infinite che girano su sé stesse, proporzioni impossibili). Recentemente, anche una serie televisiva la cui popolarità è esplosa su Netflix in pochi giorni ha preso ispirazione dall’artista olandese: in Squid Game, i protagonisti dei letali giochi d’infanzia al centro della vicenda vengono condotti da una prova all’altra salendo e scendendo le “scale impossibili” chiaramente basate sulla simmetria fantastica di Escher.
La lista di gemellaggi artistici fra film e videogiochi non termina certo qui ed è sicuramente destinata ad allungarsi. Come possiamo ancora una volta dimostrare analizzando questi e altri esempi futuri, il disegno, il cinema e il gioco non sono altro che arti più o meno diverse che si influenzano a vicenda traducendo le proprie caratteristiche da un linguaggio a un altro. E se questi sono i risultati, non vediamo l’ora di di giocarne/guardarne altri!